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Sabato Lacan – Lez. III – Seminario a cura di Adele Succetti presso Officina Coviello – Milano – 19 gennaio 2019

Il terzo capitolo di “Televisione”, intitolato “essere un santo” è molto più breve del capitolo precedente. È però un capitolo fondamentale in quanto Lacan ritorna, su richiesta di un Jacques-Alain Miller piuttosto polemico, sulla specificità del discorso psicoanalitico. “Gli psicologi, gli psicoterapeuti, gli psichiatri”, dice Miller, “si sciroppano, si sobbarcano tutta la miseria del mondo. E l’analista nel frattempo?” Cosa fa, cioè, lo psicoanalista, mentre gli altri psi, in modo spartano (“à la dure”) e terra terra si lasciano coinvolgere, si mischiano alla miseria del mondo?

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Sabato Lacan – Lez. II – Seminario a cura di Adele Succetti presso Officina Coviello – Milano – 24 novembre 2018

Sabato Lacan – Seminario a cura di Adele Succetti presso Officina Coviello – via Tadino 20 Milano – 24 novembre 2018

Il secondo capitolo di “Televisione”, intitolato, nella prima pubblicazione, “L’inconscio, cosa molto precisa”, parte da una affermazione, espressa con tono un poco irriverente da Jacques-Alain Miller, che dice: “L’inconscio, che strana parola!”. Al che Lacan ribatte che è il termine inventato da Freud, l’inventore della psicoanalisi, il termine “migliore” che ha trovato e non è il caso, dice ancora Lacan, “di ritornarci su”. “Questa parola”, continua Lacan, “ha l’inconveniente di essere negativa, il che permette di supporvi qualsiasi cosa”, sia essa ovunque o da nessuna parte. Di fatto, Lacan puntualizza che inconscio non corrisponde a non- conscio. È una, dice lui, “cosa molto precisa”.

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Sabato Lacan – Seminario a cura di Adele Succetti presso Officina Coviello – via Tadino 20 Milano – 27 ottobre 2018

COMMENTO A “TELEVISION”, Cap. I

Il primo capitolo di Televisione, molto breve, è una presentazione del suo intervento e di Lacan stesso al grande pubblico, cioè al pubblico del piccolo schermo. Lacan comincia il suo intervento dicendo: “Dico sempre la verità: non tutta, perché dirla tutta non ci si riesce.” (J. Lacan, Autres écrits, Seuil Paris, 2001, p. 509) Sembra una boutade alla Lacan ma, di fatto, in questo modo Lacan interpella il pubblico televisivo, che dal famoso psicoanalista in televisione si aspetta la verità, la verità a cui giunge la psicoanalisi e, forse anche, la verità su di lui, all’epoca considerato un maitre-à-penser e al tempo stesso un personaggio sicuramente controcorrente! La televisione, d’altro canto, già negli anni ’70 era uno strumento che si era sostituito – entrando addirittura nelle case delle persone – ai canonici luoghi da cui una Verità, con la V maiuscola, si dice: la chiesa, l’università, il palco…

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UNA PRATICA ILLUMINATA….DALLA PSICOANALISI

UNA PRATICA ILLUMINATA….DALLA PSICOANALISI[1]
Une pratique éclairée… par la psychanalyse

Guy Poblome

 

Vorrei partire da questa domanda: quali sono le condizioni necessarie per accogliere dei bambini e degli adolescenti, autistici e psicotici, in un contesto istituzionale?

Il termine “illuminato” si riferisce alle Lettere che Jacques-Alain Miller indirizzò a “l’opinione illuminata” nel 2001[2]. Queste lettere furono scritte mentre in Francia Lacan era strapazzato dagli psicoanalisti dell’IPA, proprio quando diventava evidente che in tutta l’IPA, fuori dalla Francia, si cominciava a leggere Lacan, a studiarlo, a usare i suoi concetti. Cos’è un’opinione illuminata? In primo luogo, è l’opposto dell’opinione pubblica che è un movimento di folla, di massa, di cui Freud ci ha mostrato – e conosciamo bene questo fenomeno – che è instabile, oscillante e che può capovolgersi. E in secondo luogo, indirizzarsi all’opinione illuminata vuol dire fare appello a un giudizio. Si tratta di giudicare che cosa è diventato l’insegnamento di Lacan in tutto il mondo, e possiamo farlo solo se riusciamo a rimuovere i paraocchi che ci impediscono di guardare oltre il nostro naso.

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“Sa, dottore, che oggi è l’ultima volta che sono qui?”

“Savez-vous, docteur,que je suis là aujourd’hui pour la dernière fois?”

di Melissa Di Carlo

 

Dora, pseudonimo di Ida Bauer, è una diciottenne viennese che incontra il dott. Sigmund Freud nell’ottobre del 1900. È accompagnata da suo padre, Philip Bauer. Sotto suo consiglio o, per meglio dire, sotto sua imposizione, Dora accetta di incontrare Freud. La cura si interrompe bruscamente dopo undici settimane di trattamento e la paziente lo annuncia nel modo seguente: “Sa dottore, che oggi sono qui per l’ultima volta? “1

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Conferenza di Francesca Biagi-Chai a Pontremoli – Luglio 2018

Vi devo dire la cosa di principio. La gente ovviamente si chiede che cos’è la psicoanalisi. Io ho scritto un percorso “che cos’è la psicoanalisi”, proprio per voi. Ma questo percorso non è da meno a quello che faccio agli allievi più brillanti a Parigi. Cambia leggermente un certo vocabolario, poiché abbiamo un vocabolario che ci permette una piccola precisazione. Vorrei però che quando usciste da qua, ognuno di voi possa veramente, profondamente avere toccato con mano che cosa può essere la psicoanalisi e a che cosa serve: che cos’è la pazzia, che cos’è la detta normalità, che cos’è la nevrosi, come si vive nel mondo, com’è fatto l’uomo parlante, l’essere parlante, cioè l’unico animale su questa terra che espone di un linguaggio per creare qualcosa, perché il linguaggio animale esiste, ma non crea. Si potrebbe dire quasi che la conferenza è finita, ma noi diciamo che è finita più avanti.

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