L’autismo, quali buone pratiche?
Chiara Mangiarotti
Negli ultimi vent’anni la sindrome dell’autismo non ha cessato di aumentare la sua prevalenza, se consideriamo che negli anni ’40, all’epoca di Leo Kanner e Hans Asperger, i primi ad aver isolato l’autismo, si trattava di una diagnosi rara, come è rimasta fino al termine degli anni ’90.Oggi le ultime ricerche attestano una prevalenza dello 0,84 sul totale degli scolari in Italia (Scuole Primarie e Secondarie di primo grado) , in lieve aumento rispetto al 2015-2016 mentre dai dati dei CDC, Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta, negli Stati Uniti nel 2014 la prevalenza è aumentata all’1,68% . Nei Paesi europei la prevalenza media si colloca sull’1%, con un picco per l’Islanda dove supera il 2,6% , i lettori dello scrittore islandese Jón Kalman Stefánsson non se ne meraviglieranno!
La crescita esponenziale dei casi di autismo, iniziata negli Stati Uniti dalla fine degli anni ’90 fino a diffondersi come un’epidemia, ha visto parallelamente l’affermazione, che da oltreoceano si è diffusa verso l’Europa, dei sostenitori di un modello strettamente scientista e di una clinica dell’autismo riconducibile al contesto dei “Disturbi invalidanti dello sviluppo” del DSM , orientata esclusivamente dalle cause biologiche, genetiche e ambientali. Negli ultimi anni, molti Paesi Europei si sono dotati di Linee Guida per il trattamento dell’autismo che, con delle piccole differenze, ricalcano la stessa direzione statunitense. Il dibattito iniziato con Kanner – per il quale l’autismo era riconducibile a una doppia causalità: da una parte a una disfunzione biologica innata, dall’altra a una difficoltà nella relazione genitori bambini – che vedeva una tensione tra causa biologica e dimensione relazionale – è sbilanciato totalmente a favore della prima.
In questo quadro la psicoanalisi, come trattamento possibile per l’autismo, rischia così di essere messa al bando. In particolare, in Francia, la Raccomandation de bonne pratique della HAS, Haute autorité de santé, in nome dell’urgenza educativa, ha cercato di escludere completamente l’orientamento psicoanalitico dal campo della cura dell’autismo sollevando una levata di scudi da parte di tutto il mondo psi francese . In Italia la Linea Guida 21 (LG21), Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti, pubblicata nel 2011 dall’Istituto Superiore di Sanità, mette al primo posto tra i programmi comportamentali raccomandati “l’analisi comportamentale applicata” (Applied Behaviour Intervention, ABA), mentre la psicoanalisi non è affatto menzionata. La sua esclusione non ha suscitato lo stesso scalpore sollevato in Francia: la SINPIA, Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, non solo ha fatto proprie le Linee Guida per il trattamento dell’autismo, ma ha addirittura contribuito a stilarle, e anche quei servizi di Neuropsichiatria Infantile in cui prevale un orientamento relazionale sono impossibilitati ad agire per la cronica carenza di risorse. Inoltre la particolarità della scuola italiana, che prevede l’integrazione dei portatori di handicap nei normali livelli scolastici, grande conquista conseguente al movimento basagliano e situazione unica in Europa, rischia di divenire il canale preferenziale per l’applicazione della Linea Guida 21, secondo la quale la cura dei disturbi dello spettro autistico deve abdicare all’educazione e l’educazione divenire addestramento. Dobbiamo aggiungere che, nel bene e nel male, tutto questo è solo parzialmente applicato per la scarsità di mezzi di cui è provvista la scuola Italiana a tutti i livelli .
In questo panorama italiano ed Europeo qual è il contributo della psicoanalisi lacaniana nel trattamento degli autistici?
La psicoanalisi lacaniana considera che, al di là del biologico o di eventuali cause organiche che possono essere in gioco, il bambino o l’adolescente autistico è nel linguaggio e per questo anche di fronte ad un bambino che non parla, l’analista scommette sulla sua possibile emergenza di soggetto in quanto essere parlante. Ne testimoniano i lavori da pioniera di Rosine Lefort e istituzioni di cura come l’Antenne 110 che da più di quarant’anni opera in Belgio. Il suo fondatore, Antonio Di Ciaccia, ha inventato una strategia di trattamento del bambino autistico o psicotico che va sotto il nome di pratique à plusieurs, pratica in diversi, una modalità di lavoro basata sui principi della psicoanalisi di Freud e di Lacan. La finalità è di stabilire un partenariato tra il bambino e l’adulto a partire dalle affinità e dalle invenzioni del bambino o del ragazzo in un gioco di permutazioni con altri partner che crea un’atmosfera desiderante in cui l’umorismo è una delle principali risorse. In seguito altre istituzioni con lo stesso orientamento sono state create in Belgio e in Francia, in particolare il Courtil de Leers-Nord (Belgio) e il Centro Terapeutico e di Ricerca di Nonette che insieme ad altre istituzioni membri associati sono affiliate alla Rete internazionale delle istituzioni infantili 8RI3 del Campo Freudiano e si ritrovano periodicamente per rendere conto del loro lavoro.
In Italia, a Venezia, sono attivi l’Antenna 112 e l’Antennina, Centri per la cura di bambini e adolescenti autistici e psicotici che Martin Egge ha fondato e diretto fino alla sua morte nel 2011 . Nel 2013 la sottoscritta ha creato la Fondazione Martin Egge Onlus, con la finalità di accogliere, sia individualmente che attraverso atelier artistici, bambini e adolescenti con diagnosi di autismo, sindrome di Asperger e sindrome da alterazione globale dello sviluppo psicologico. La Fondazione Martin Egge Onlus fa parte di una rete di Istituzioni europee, tra cui quelle succitate situate in Francia, Spagna, Belgio, Bulgaria che applicano la pratique à plusieurs. Dopo l’esperienza di un primo progetto Erasmus per creare una rete europea di organizzazioni di ricerca, istituzioni e associazioni di genitori di bambini con autismo, i partecipanti di questa rete hanno aderito ad un altro bando Erasmus per strutturare un lavoro educativo e pedagogico condiviso in Europa con soggetti che presentano disturbi autistici. Un libro è uscito nel 2018 sull’esperienza del Seminario Europeo di Saragozza, ¿Buenas prácticas sobre autismo?Más allá de los protocolos, la singularidad. Seminario Europeo sobre Autismo, Buenos Aires, Edition Grama, e una mostra itinerante europea, Il mondo al singolare, è stata realizzata da giovani affetti da disturbi autistici coadiuvati da associazioni di famiglie e professionisti. Nella convinzione che solo allargando la nostra rete potremo far conoscere e diffondere il nostro modo di lavorare, vorrei concludere questo breve articolo invitandovi a prendere visione del documento Questioni di buone pratiche disponibile sul sito della Fondazione Martin Egge Onlus www.fondazionemartineggeonlus.org. Come potete leggere nella presentazione del documento:
“Vogliamo innanzitutto ringraziare il direttore dell’Antenne 110 Bruno De Halleux che ci ha consentito di pubblicare in italiano questo lavoro redatto dai membri del gruppo di lavoro dell’Antenne 110 composto da B. Boudard, C. Detienne, C. Loones, G. Possoz, sulle prese in carico contemporanee del bambino con DSA. L’Antenne 110, attiva ormai da più di 40 anni, è un faro a cui si sono ispirati molti altri centri in Europa e nel mondo tra cui l’Antenna 112 di Venezia fondata da Martin Egge.
La Fondazione Martin Egge Onlus condivide completamente l’orientamento teorico ed etico, unico ed originale nel panorama odierno dei trattamenti dell’autismo, su cui si basa l’approccio clinico dell’Antenne 110. Esso si fonda su quello che, in definitiva, è l’insegnamento maggiore della psicoanalisi: la convinzione che la persona, bambino o l’adolescente autistico, sia un soggetto. In questa prospettiva è fondamentale rispettare le difficoltà del soggetto e le soluzioni che cerca di apportarvi così come le sue inclinazioni e le sue affinità; a partire da esse l’operatore, con la sua particolarità e il suo stile, potrà stabilire un rapporto di fiducia e affiancarsi a lui per sostenerlo nei suoi progressi.
Questo documento ricerca le convergenze e le divergenze della pratica all’Antenne con altri tipi di pratica ma, al di là della vicinanza o della lontananza con altri tipi di intervento, parte dal desiderio degli operatori dell’Antenne 110 che l’hanno redatto di saperne di più su queste pratiche. Anche noi condividiamo questo desiderio e siamo felici di pubblicare questo importante lavoro così come condividiamo l’auspicio dei suoi autori che esso possa contribuire ad un dialogo con tutti coloro che sono coinvolti nell’accoglienza di persone autistiche e delle loro famiglie.”